martedì 21 agosto 2012

Finalmente Antonio Conte

Dopo la lunga giornata di ieri, si concluderà  oggi il dibattimento di secondo grado con l'arrivo delle sentenze da parte della Corte di Giustizia in merito al Calcioscommesse.
Come, tristemente, sappiamo l'allenatore campione d'Italia, Antonio Conte, si trova indagato per omessa denuncia. In primo grado era arrivata una squalifica di 10 mesi per il mister bianconero. Adesso all'entourage giuridico del tecnico pugliese, già costituito dai fedeli avvocati De Renzis e Chiappero, si è aggiunta Giulia Bongiorno, legale che ha tutelato in passato il celebre politico italiano Giulio Andreotti, trovando per lo stesso l'assoluzione. L'obiettivo dell'azione giuridica in difesa di Antonio Conte è il proscioglimento.
Per il tecnico, che ha riportato la Juventus al successo, dopo un periodo di silenzio stampa, è giunto, ieri, in esclusiva alla Gazzetta dello Sport, il momento di sfogarsi pubblicamente.
Parole cariche di rabbia quelle del pugliese, il quale inizia l'intervista ammettendo di essersi pentito in merito al patteggiamento: "C’è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l’innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un’opportunità e i rischi del dibattimento sono alti. E’ stato un errore. Certo, non avrei ammesso nulla, ma si sarebbe percepita una cosa diversa. Ecco, anche se oggi avessi la certezza dei tre mesi di stop, la mia risposta sarebbe no. Su un fatto concordo con i giudici: 90 giorni non erano una pena congrua. Quella giusta è zero: non ho commesso nè illeciti, nè omesse denunce".
 E', però, grande la fiducia dell'allenatore nei confronti dei giudici: "Sì, sono convinto che leggeranno le carte con attenzione evitando, con il proscioglimento, un’ingiustizia. Ho la coscienza a posto, non penso possa dire lo stesso chi ha gettato fango su di me. Sbaglio o parliamo di un ex giocatore che ha ammesso di aver truccato partite per anni? Per carità, il fenomeno del calcioscommesse va stroncato. Ma non si può squalificare una persona in questo modo, senza nessun riscontro. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno".
Alla domanda del giornalista sulla perquisizione il tecnico risponde: "Solo io so il dolore che ho provato quel giorno. Non ero in casa, ma c’erano mia figlia piccola e sua nonna. Sa che cosa ha detto un poliziotto a mia suocera che domandava perché? Lo chieda a suo genero il perché. Ha detto così, in modo quasi sprezzante. Ecco, non avendo fatto nulla non potrò mai dare una risposta a mia suocera. Gli avvocati mi hanno spiegato che quello era un atto dovuto, ma questo non lenisce una ferita che resterà aperta per tutta la vita".
Conte sulla incompatibilità tra le dichiarazioni di Gervasoni e quelle di Carobbio: "Due pentiti ritenuti credibili raccontano cose diverse su Novara-Siena. Non avendo altri riscontri, una versione annulla l’altra. E poi Carobbio ha continuato a cambiare le sue dichiarazioni in modo camaleontico, altro che arricchimenti come li ha definiti Palazzi. L’ultimo aggiustamento è arrivato, guarda caso, tre giorni prima della mia audizione". E poi in particolare su Carobbio: "Carobbio in realtà non è un vero collaboratore, ma un soggetto che si sta difendendo. Dice a Palazzi di aver interrotto i rapporti con gli slavi perché a Siena non voleva combinare le partite e invece si sentiva con loro, anche prima delle gare, con una scheda taroccata. Il suo filo conduttore è chiaro: cercare di spostare l’attenzione su altri. Senza dimenticare che faceva da tramite anche sul fronte Bari".
Il giornalista della Rosa continua, però, mettendo in risalto il fatto che, comunque, la Procura di Cremona considera sospette 8 partite del Siena di Conte e lo stesso risponde: "Non solo non ho avuto sentore, ma faccio presente una cosa. Bisogna capire quello che è il mio rapporto con squadra e collaboratori: non sono amico dei giocatori, i ruoli sono ben separati. C’è sempre stato un timore reverenziale nei miei confronti. E’ un rapporto intenso, ma funzionale a un obiettivo. Fuori dal campo ognuno ha la propria vita. Ecco perché quel tipo di notizia non poteva mai arrivarmi e così sarà per il futuro. Se qualcosa è avvenuto, è successo alle mie spalle". In seguito sul collaboratore Stellini: "Mi sono arrabbiato molto con Cristian. Mi spiace averlo perso come assistente. Sta vivendo un momento difficile: dando le dimissioni ha dimostrato senso di responsabilità. Dal punto di vista umano l’affetto resta, è chiaro che i suoi comportamenti mi hanno messo in difficoltà e danneggiato".
La prima parte dell'intervista si chiude con l'ammissione di tranquillità del mister in riferimento alle indagini della Procura di Bari, sul periodo in cui lo stesso ha allenato nel capoluogo pugliese.
La seconda e ultima parte delle esclusive dichiarazioni dell'allenatore salentino è incentrata sul calcio giocato e, in particolar modo, sulla Vecchia Signora.
Così sul buon esordio di stagione: "Siamo partiti col piede giusto. Vincere aumenta la consapevolezza e arricchisce la bacheca. Il triangolino sulla maglia ci responsabilizza, ma è il ruolo naturale della Juve. La Champions? Puntiamo a essere competitivi su ogni fronte".
Su Mazzarri e la discussa vittoria a Pechino: "Ognuno vede le cose a modo suo. Sento dire anche che la Juve attuale si è ispirata a Mazzarri. Si possono copiare i numeri, ma di sicuro è molto diversa la mentalità, il modo di affrontare la gara, la voglia di essere propositivi, i principi di gioco. Devo continuare?".
E su Zeman: "Lo aspetto. Vedrò il verdetto del campo".
Poi Antonio Conte parla del mercato bianconero: Abbiamo fatto quello che avevamo programmato. Ora c’è da completare la rosa. Chi scelgo tra Llorente e Dzeko? C’è sintonia con Marotta. Il top player non deve essere solo per il costo. Qualcuno arriverà".
Infine sulle possibili dimissioni: "Nella tristezza della vicenda il grande aspetto positivo è che tutti all’interno della società mi sono stati vicini umanamente, supportandomi in ogni momento. Mai pensato a dimettermi e neanche John Elkann, il presidente Agnelli e il direttore Marotta hanno mai preso in considerazione questa ipotesi". E per concludere la promessa: "Ribadisco l’ennesima fiducia nei giudici, la mia presenza in aula era proprio un segnale di rispetto verso di loro. Ho annusato l’aria di questo processo, ho ascoltato i miei avvocati e la controreplica di Palazzi. Da quello che ho sentito sono molto sereno e fiducioso: contro il Parma conto di ritornare in panchina".




Nessun commento:

Posta un commento